Con l’ingresso ufficiale di Alessandra Mussolini nella Lega, avvenuto il 19 maggio 2025 durante un direttivo regionale a Roma alla presenza di Claudio Durigon, si consolida una strategia che Matteo Salvini porta avanti da anni: accreditarsi come leader dell’area più conservatrice e identitaria della destra italiana, attraverso nomi e simboli che parlano direttamente a quell’elettorato. L’adesione della Mussolini, da sempre figura-simbolo di una certa destra sociale e tradizionalista, non è un semplice fatto personale, ma un segnale preciso all’intero arco del voto “duro e puro” del Paese.
Il percorso politico della Mussolini: tra eredità storica e battaglie identitarie
Alessandra Mussolini ha attraversato oltre trent’anni di politica italiana portando avanti valori nazional-conservatori, come la difesa della famiglia tradizionale, la sovranità nazionale e un certo orgoglio per la propria genealogia. Dopo l’esperienza con il Movimento Sociale Italiano e il rifiuto della svolta di Fiuggi, fonda Alternativa Sociale, movimento apertamente collocato nell’area della destra radicale. Negli anni successivi entra a far parte del Popolo della Libertà, e poi di Forza Italia, con incarichi di rilievo sia in Parlamento che al Parlamento europeo.
Negli ultimi anni, la svolta: la Mussolini ha cominciato a prendere le distanze da alcune delle sue posizioni storiche. In particolare ha fatto aperture esplicite alle famiglie LGBTQ e ha assunto toni più concilianti su temi che un tempo la vedevano schierata su posizioni intransigenti. Una traiettoria che, per molti osservatori, ha rappresentato una vera e propria rottura con la sua figura pubblica originaria, fondata sull’identità conservatrice. Oggi il suo nome appare più come un richiamo mediatico legato al cognome che porta, piuttosto che a una posizione ideologica ben definita. Ed è proprio quel nome, più che una linea politica coerente, a costituire l’elemento di interesse per la Lega salviniana.
Mussolini, Vannacci e Sardone: il nuovo asse della Lega identitaria
Il reclutamento della Mussolini arriva dopo altre due mosse significative: la nomina a vicesegretario federale di Roberto Vannacci, generale dell’Esercito e autore del bestseller “Il mondo al contrario”, manifesto dell’Italia tradizionalista e “anti-woke”, e l’ascesa politica interna di Silvia Sardone, eurodeputata con solide connessioni nell’associazionismo dell’estrema destra, in particolare con l’ambiente di Lealtà e Azione.
Vannacci, però, ha mostrato un’evoluzione diverse da quando è stato eletto al Parlamento europeo: le sue scelte e dichiarazioni istituzionali si sono rivelate spesso più moderate rispetto ai toni e ai contenuti radicali del suo libro. Una distanza tra la retorica iniziale e la prassi politica che ha sorpreso parte del suo elettorato, attirato proprio dall’immagine “dura e pura” che lo aveva reso celebre.
Si delinea dunque un asse ben preciso, una vera e propria piattaforma che vuole essere identitaria dentro alla Lega, destinata a intercettare quella parte di elettorato che non si riconosce più nella moderazione istituzionale di Fratelli d’Italia e cerca riferimenti più netti, più radicali, più coerenti con certe battaglie storiche della destra radicale.
La Lega e i legami con l’estrema destra
Il passaggio della Mussolini non è un’anomalia nel panorama leghista. In molte regioni italiane, soprattutto nel Nord e nel Centro, la Lega ha nel tempo assorbito nei propri organigrammi dirigenti, attivisti e quadri provenienti da CasaPound e da altri gruppi dell’estrema destra extraparlamentare. Non si tratta di episodi sporadici, ma di una strategia di integrazione silenziosa che ha portato queste figure, una volta marginalizzate, a entrare nei palazzi istituzionali attraverso le liste del Carroccio.
L’operazione con Mussolini è quindi coerente con un disegno politico che Salvini porta avanti da anni: riprendere temi e parole d’ordine storicamente associate a movimenti come Forza Nuova — dalla lotta all’immigrazione alla difesa dell’identità cristiana, dalla battaglia anti-LGBT alla visione securitaria della società — e riproporli in salsa leghista, depurati del simbolismo troppo compromettente ma conservandone l’impatto mediatico e propagandistico.
Conclusione: bandiere identitarie per attrarre consensi
Ciò che Salvini sta facendo non è altro che un’operazione di marketing politico di lunga durata: appropriarsi di temi identitari storici, che in altri contesti sarebbero relegati all’estrema destra extraparlamentare, e portarli dentro il circuito del dibattito mainstream. Così facendo, la Lega riesce ad attrarre consensi da settori sociali e culturali esclusi dalla narrazione ufficiale, sfruttando la visibilità mediatica di cui Forza Nuova e altri movimenti sono sistematicamente privati.
Con Mussolini, Vannacci e Sardone, la Lega mette in vetrina un’identità “senza complessi“, capace di parlare alla pancia di un’Italia conservatrice, in bilico tra nostalgia e paura, tra patriottismo e rabbia sociale. Ma questa operazione, costruita su simboli e slogan, difficilmente saprà tradursi in un consenso stabile: più facilmente rimarrà solo una collezione di bandierine elettorali agitate nel vento.
Questa signora continua a sporcare un cognome importante.
È ultra conservatore della comoda poltrona parlamentare ben remunerativa.
Per il resto, un fenomeno da circo.
Condivido quanto scrive Cortese sulla Lega: un partito con un’identità “senza complessi” (non dovendo farsi perdonare le colpe dei bisnonni, a differenza di Fratelli d’Italia), ma del tutto incapace di avanzare una proposta organica, coerente, che si ponga in alternativa al modello socio-economico e al tipo di statualità dominanti.