Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un fenomeno tanto preoccupante quanto silenziosamente accettato: la normalizzazione della vendita di immagini e video intimi su piattaforme digitali come OnlyFans. Quella che un tempo sarebbe stata considerata pornografia a pagamento, oggi viene mascherata da “empowerment femminile”, “autonomia economica” o “libertà di espressione sessuale”. In realtà, si tratta dell’ennesimo segnale della profonda crisi morale che attraversa la nostra società.
Dalla vergogna al vanto
Una volta, l’intimità era qualcosa di sacro, condivisa nella riservatezza del matrimonio o comunque protetta da un senso di pudore e dignità. Oggi, con un semplice abbonamento mensile, chiunque può accedere a contenuti che sviliscono il corpo umano, trasformando la persona in un prodotto da vendere al miglior offerente. Quello che un tempo era ritenuto prostituzione, ora viene digitalizzato, monetizzato e presentato come una scelta legittima e persino ammirevole.
Il linguaggio usato per descrivere questo fenomeno è parte integrante del problema: si parla di “creatori di contenuti”, si celebra la “libertà di monetizzare il proprio corpo” come se fosse un traguardo di civiltà. Ma dietro questa narrazione si nasconde una realtà fatta di sfruttamento, perdita del senso del pudore, alienazione affettiva e una crescente incapacità delle nuove generazioni di riconoscere il valore della persona al di là dell’apparenza fisica.
La decadenza della famiglia e l’abbandono dell’educazione cattolica
Questo declino morale non nasce nel vuoto: è figlio di un progressivo abbandono dei valori cristiani e dell’educazione cattolica, un tempo pilastri della famiglia e della società. La figura dei genitori come guide spirituali, morali e culturali è stata svuotata, ridotta a un ruolo passivo di “supporto emotivo”, mentre la cultura dominante – veicolata dai social, dalla TV, dalla scuola laicizzata – plasma i giovani con modelli di vita superficiali e disumanizzanti.
Le famiglie, disorientate e spesso disgregate, non trasmettono più l’importanza della castità, del rispetto del corpo, del significato profondo della sessualità come dono e non come merce. L’educazione religiosa è stata relegata ai margini della vita familiare e scolastica, considerata superata, inutile o addirittura repressiva. Ma senza Dio, senza un riferimento trascendente, l’uomo perde il senso di sé stesso, della sua dignità, del suo fine ultimo.
Verso una società spersonalizzata
Stiamo creando una generazione che misura il proprio valore in “like”, in abbonamenti, in esposizione. Una società in cui l’identità viene ridotta a una vetrina virtuale e dove il corpo, svuotato della sua sacralità, diventa oggetto di consumo. Tutto questo porta a un impoverimento spirituale e culturale che mina le basi stesse del vivere civile.
Chi critica queste derive viene spesso etichettato come moralista, retrogrado o fuori dal tempo. Ma forse è proprio questo il compito del cristiano oggi: essere segno di contraddizione, voce che grida nel deserto, testimone di una verità che non cambia con le mode del tempo. Non si tratta di giudicare le persone, ma di denunciare un sistema che disumanizza e distrugge.
Conclusione
È tempo di una riflessione profonda. La strada su cui ci siamo incamminati, quella della mercificazione del corpo e della cancellazione dei valori cristiani, non porta alla libertà, ma alla schiavitù: schiavitù del desiderio, del denaro, dell’approvazione altrui. Se vogliamo risollevare le sorti della nostra società, dobbiamo tornare a educare al valore della persona, alla bellezza della purezza, alla forza della fede.
Solo così potremo costruire una cultura della vita, della dignità e dell’amore autentico.
Dalle colonne del Corriere della Sera, all’indomani del referendum sul divorzio, Pier Paolo Pasolini denunciava la “mutazione antropologica” degli italiani con queste parole: “… i loro valori positivi non sono più i valori sanfedisti e clericali ma sono i valori (ancora vissuti solo esistenzialmente e non ‘nominati’) dell’ideologia edonistica e del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano”.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Non c’è più solo la smania di guadagno facile, di scimmiottare uno stile di vita altoborghese che non è alla propria portata; né solo il desiderio imperioso di avere successo partecipando a qualche demenziale programma televisivo, di assomigliare a qualche squallido vip del piccolo schermo, con tanto di capelli biondo platino e stivaloni coi tacchi a spillo.
No, quella mutazione antropologica, iniziata negli anni del boom economico e conclusasi alla fine del secolo scorso, è ormai roba da archeologia sociale. Quella a cui stiamo assistendo e di cui parla Cortese è una mutazione morale: è l’ultimo (almeno finora) livello di un degrado che consiste nella sistematica rinuncia alla propria dignità, come se fosse un impiccio fuori moda, un fardello che non si vede l’ora di gettare via… beninteso, sempre in nome della libertà, della spontaneità e dell’autodeterminazione individuale.
D’altronde, in un mondo in cui ogni cosa ha un prezzo e tutti sono in vendita, anche l’impudicizia e la prostituzione non sono più percepite come disvalori, ma come cose perfettamente lecite e normali; e chi non lo capisce viene bollato come antimoderno e reazionario.
Beh, forse dovremmo cominciare a rivalutare termini come “antimoderno” e “reazionario”…
In questi mesi stava uscendo un’altra soggetta, prostituta di Only Fans , che, emula dei suoi predecessori di una certa matrice etnica, si va vantando di aver superato il record di 1000 persone in 24 ore.
Video su tik tok la riprendono su di un letto insieme ad una ragazzina più piccola e bionda circondata da decine di scimmie, tra cui soggetti di colore incappucciati.
Si chiama Bonnie Blue. È il suo soprannome. Fa viaggi appositi per adescare soggetti, anche nelle scuole. Ha creato alcuni scandali ed è stata cacciata via dall’Australia e dalle Maldive, poiché scredita il turismo.
Voleva diffondere una nuova moda. Only Fans è diventato luogo di una vita parallela. Tra queste, storie di preti omosessuali e pedofili, che pagano per vedere ragazzini maschi. Sono storie, che si trovano sui giornali. Interviste fatte agli iscritti a questo sito,che raccontano sui loro clienti.
è faticoso comprendere uno spirito moralista e insegnarlo ai giovani in una società che propaganda le deviazioni mentali ( perché di questo sivtratta ) lgbtq++ plus o personaggi come Monica Cirinnà, Anna Paola Concia, Paolo Patanè, e Vladimir Luxuria ecc ecc… e volgiono farli passare come liberali e moderni.
Passando dai “pride” sfogo perverso di una società senza pudore dove il sesso e la mercificazione del corpo diventa sinonimo di educazione.