di Simone D’aurelio
Il fronte cattolico è sempre più diviso, e con il precedente pontificato di papa Francesco c’è stata una sofferenza generalizzata da parte dei fedeli che si sono ritrovati sempre più confusi e dimenticati. Non posso giudicare Jorge Mario Bergoglio come persona in modo esaustivo ma posso parlare delle sue azioni e per quanto riguarda il mio giudizio non mi discosto dai pareri di tanti tradizionalisti che vedono in quel pontificato una durissima prova e dodici anni di profonda amarezza.
In questo articolo però voglio analizzare una delle conseguenze collegate a quel difficile periodo che riguarda il binomio Cionci–Minutella. Il sacerdote e il giornalista affermano che Benedetto XVI è rimasto Papa fino alla sua morte e J.M. Bergoglio era un antipapa, lo stesso discorso ora riguarda Leone XIV che dal religioso e dal suo sodalizio è già stato proclamato come illegittimo, mentre Cionci al momento sembra esprimersi in modo dubbioso (pone interrogativi sullo stendardo, sul numero di cardinali votanti ecc.). Non voglio dare vita a una discussione infinita sulle loro tesi, il nodo centrale della loro teoria resta quello che che tra “fare” ed “essere” c’è una differenza sostanziale, una supposizione che ritengo sbagliata e fallace, in quanto il discorso tra munus e ministerium è un collegamento imprescindibile: se in linea di massima possiamo separare ontologicamente il fare dall’essere non abbiamo solo un
problema che riguarda il Papa ma il cerchio si allarga anche con tutte le azioni umane.
Se le nostre azioni si possono scindere dal nostro io, non capisco come si può parlare di salvezza o di dannazione delle anime, così come non mi è chiaro in che modo si può collegare uno di questi discorsi alle nozioni di verità o di giustizia. Il problema si espande anche su un altro concetto ancora più spaventoso e apocalittico: se Cionci e Minutella hanno ragione, e quindi il Papa non è il Papa bensì un antipapa, allora vuol dire che chiunque è stato ordinato da Francesco è nella sostanza un cardinale/vescovo/sacerdote illegittimo, lo stesso discorso riguarda le Messe, quindi tutte le celebrazioni e tutti i sacramenti sono irregolari, dato che discendono e sono uniti sotto un discorso di invalidità sostanziale.
A questo punto ammesso e non concesso che le cose stiano così da dove passa la salvezza degli uomini? Se la stessa Chiesa non è fedele al suo Pastore ci deve essere un’altra via, oppure Cristo ha lasciato che le anime di tutti i religiosi e di tutti i fedeli finiscano all’inferno senza alcun problema. Questa istituzione però è stata fondata da Dio stesso, che ha garantito per la sua eterna validità e per la sua missione salvifica, quindi essenzialmente se non c’è più la Chiesa in quanto realtà cattolica le promesse di Cristo sono invalide, oltre a questa aporia non vedo nessuna istituzione che a sua volta può reclamare un mandato divino da parte del Re e può proclamarsi come realtà alternativa, lo stesso sodalizio si fonda su sacerdoti ordinati dalla Chiesa che ora rinnegano.
Non possiamo neanche adottare l’ipotesi di trovare fedeli devoti a Ratzinger, dato che ormai il fine e buon teologo è deceduto e se lui è l’ultimo vero Papa non mi è chiaro dove e come si può tornare ad “essere” Papa; se effettivamente il munus è andato distrutto anche i super tradizionalisti come Burke, Sarah e via discorrendo nel momento in cui erano eletti diventavano degli antipapi.
Neanche la “condanna” del pontificato di Francesco e la santità della persona insieme alla difesa della tradizione può restituire legittimità a un Papa se il titolo è andato distrutto, quindi neanche le stesse richieste del sodalizio possono essere accettate; inoltre non possiamo decidere di riconoscere o disconoscere un Papa se intraprende questo tipo preciso di azioni, anche perché alla base “l’essere pontefice” è una realtà estinta. Il quadro si complica ulteriormente se viriamo su altri concetti: la Chiesa ha un capo ben visibile e si vuole distinguere dalle sette soprattutto per questo. Essa inoltre si basa su un discorso di trasmissione, dove l’azione di Dio si intreccia con la storia e la vita umana: se accogliamo le teorie del sacerdote e del giornalista allora la Chiesa oggi è una fede privata e oscura, dove la trasmissione divina si è interrotta da decenni.
Tutti discorsi che secondo il sottoscritto rendono insostenibile la tesi, tra l’altro smentita anche da mons. Ganswein ex segretario e assistente di Ratzinger, che è stato interpellato dal duo in questione e ha dato del “pazzo” a Don Minutella. In tutto questo Cionci ha detto che anche la parola “pazzo” era un codice per comunicare la santità (in senso etimologico) del religioso siciliano scomunicato. Non voglio scordare i disastri del pontificato di Francesco, così come non posso dimenticare il suo modo di fare ambiguo che ha contraddistinto i suoi anni, e sono conscio della crisi decennale della Chiesa ma se effettivamente possiamo sciogliere tutte queste antinomie c’è una domanda ancora più
insidiosa da affrontare: Minutella e il suo gruppo insieme e Cionci (che non ho mai sentito dichiararsi neanche cattolico) che segni danno in modo netto e visibile per reclamare la loro posizione, ovvero quella di essere l’ultima fonte della verità e della santità rimasta sulla terra per via divina? Se i santi mostravano miracoli, virtù, sacrifici e un legame profondissimo con Cristo che cosa ci regala Don Minutella?
Concordo pienamente con Simone D’Aurelio. Faccio solo qualche considerazione aggiuntiva.
Che un Papa possa lasciare il suo ufficio è fuori discussione. Ben prima di Benedetto XVI, ci sono i precedenti storici di Benedetto I, Ponziano, Silverio, Celestino V, Gregorio VI e Gregorio XII.
Quindi le obiezioni circa la validità della rinuncia al pontificato da parte di Ratzinger si sono concentrate su presunte pressioni, minacce e timori che avrebbero reso nullo il suo atto di abdicazione. Ma queste indicibili violenze morali esercitate su Ratzinger sarebbero sufficienti a rendere invalida la sua rinuncia? Se le minacce sono vere, ma non tali da togliere completamente la libertà o l’uso della ragione (e non risulta che Ratzinger sia impazzito o che qualcuno gli abbia afferrato la mano per forzarlo a firmare l’atto di abdicazione), la risposta non può che essere negativa. Altrimenti anche i martiri, dal momento che erano tutti sotto timore grave, avrebbero potuto evitare il martirio giustificando la loro apostasia come invalida. I sostenitori di Ratzinger, i quali sostengono che la sua abdicazione sia stata fatta sotto minaccia, dovrebbero rendersi conto che, nel migliore dei casi, lo stanno accusando di essere un codardo, e, nel peggiore, di essere un imbroglione che ha abdicato “per finta”. Inoltre, l’esistenza di un timore grave alla base della rinuncia di Benedetto XVI dovrebbe essere dimostrata: ma, trattandosi di un atto personale del Papa, quale corte potrebbe dirsi competente a stabilire questo fatto? La corte di Cionci e di Minutella?
A questo punto la polemica si sposta su una presunta irriducibile differenza tra il termine “munus”, che sarebbe il possesso dell’autorità papale, e il termine “ministerium”, che ne sarebbe il puro esercizio. La tesi del duo Cionci-Minutella è che Ratzinger avrebbe rinunciato al solo ministerium, non al munus. Ora, se Benedetto XVI avesse voluto delegare ad altri il semplice esercizio del potere (ministerium), pur conservando la carica di Papa (munus), avrebbe nominato un vicario, o un reggente, o un insieme di collaboratori che svolgesse tale funzione, ma non avrebbe certo ordinato che, dopo il suo ritiro, si aprisse “il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”: un atto di altissimo valore legale con il quale ha mostrato chiaramente di non ritenersi più Papa e con cui ha tolto ogni adito a elucubrazioni di pura fantasia.