Con un attacco militare su larga scala lanciato nella notte, Israele ha compiuto un atto che molti osservatori definiscono senza mezzi termini una provocazione deliberata destinata ad alimentare un’escalation incontrollabile. A essere colpiti sono stati obiettivi chiave all’interno del territorio iraniano: basi militari, centri di comando delle Guardie Rivoluzionarie, e persino il noto impianto nucleare di Natanz.
Il bilancio iniziale è drammatico: decapitata parte della leadership militare iraniana, tra cui il comandante dei Pasdaran, Hossein Salami, e il capo di stato maggiore Mohammad Bagheri. La risposta iraniana, con un contrattacco massiccio tramite droni, era prevedibile. Ma è Israele ad aver scelto consapevolmente di varcare una soglia pericolosissima.
Un’aggressione mascherata da difesa
Tel Aviv giustifica l’operazione come “preventiva”, accusando l’Iran di voler costruire armi nucleari. Ma le prove, come sempre, restano nebulose, mentre la tempistica dell’attacco – chirurgica, strategica e comunicativamente orchestrata – suggerisce altro: una precisa volontà di trasformare la tensione regionale in una guerra aperta.
Il pretesto della “difesa nazionale” risulta sempre più una foglia di fico dietro cui si nasconde un progetto egemonico: annientare qualsiasi influenza iraniana nella regione, anche a costo di distruggere equilibri già fragili e mettere a rischio milioni di vite umane. Colpire un sito nucleare attivo come Natanz non è un gesto difensivo: è una mossa da guerra totale.
Un disegno pericoloso e irresponsabile
Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, ha ormai assunto una postura che molti analisti definiscono avventurista e fuori controllo. Non solo ha scelto di attaccare uno Stato sovrano senza un mandato internazionale, ma ha deliberatamente colpito infrastrutture civili sensibili, aprendo la strada a conseguenze potenzialmente catastrofiche.
Non esiste alcuna giustificazione razionale per un’operazione che, oltre a essere un atto di guerra, rischia di innescare un conflitto su scala globale. Colpire un Paese con capacità militari avanzate, supportato da una rete regionale di alleati e milizie, significa solo una cosa: cercare il caos.
E il caos può sfuggire di mano. Già si parla di reazioni in Siria, Libano, Iraq e Yemen. Le grandi potenze osservano, allertate. Ma chi ha premuto il primo grilletto, con premeditazione e strategia, è Israele.
La retorica della minaccia nucleare: una copertura?
Da anni Israele agita lo spettro dell’Iran nucleare. Ma paradossalmente, Tel Aviv rimane l’unica potenza nucleare non dichiarata della regione, fuori dal Trattato di non proliferazione, e con un arsenale atomico opaco e mai ispezionato. Questo doppio standard mina ogni credibilità della narrativa israeliana.
La vera domanda da porsi oggi è: sta Israele cercando di scatenare un conflitto più ampio, magari con l’obiettivo di trascinare alleati occidentali in una guerra che nessuno ha chiesto, tranne Tel Aviv?
Conclusione: una scelta folle e pericolosa
La scelta del governo israeliano di bombardare l’Iran, colpendo centrali nucleari e uccidendo vertici militari, è un atto di guerra senza scusanti. È il gesto di un governo che ha deciso, unilateralmente, di mettere il Medio Oriente e il mondo sull’orlo di un disastro.
Non è più tempo di ambiguità: l’attacco del 13 giugno è un atto irresponsabile, aggressivo e pericoloso per tutta l’umanità. Ogni ora che passa senza una risposta diplomatica globale aumenta il rischio che le fiamme accese da Israele si trasformino in un incendio mondiale.
“Noi ammazziamo chi ci pare e piace, e voi, stupidi goyim, non potete farci niente… NIENTE!”: questa sembra essere la logica che muove Israele. Non si tratta solo di un delirio di onnipotenza alimentato da fantasie pseudo-messianiche, ma anche di una presa di posizione suffragata da numerosi fatti concreti. Allo Stato ebraico tutto è concesso, tutto è tollerato: occupazione di territori, imposizione dell’apartheid, genocidio, omicidi all’estero, invasione di altre nazioni, detenzione di armi nucleari, guerre preventive, violazione di tutte le leggi e le norme internazionali. Ma è proprio la non comprensione della natura intrinsecamente criminale di questa entità statuale che porta molti in Occidente a giustificare i suoi crimini come “diritto all’autodifesa”… che è un po’ come riconoscere il diritto all’autodifesa a Cosa Nostra (con la differenza che l’organizzazione mafiosa siciliana è molto, molto meno pericolosa dello Stato sionista).
Difficile a questo punto fare previsioni, ma qualcosa ritengo che si possa dire. La reazione militare dell’Iran sarà inevitabile, però non credo che il Paese degli ayatollah abbia i mezzi e la capacità di mettere in atto una risposta adeguata all’attacco subito e a quelli che subirà nei prossimi giorni. Se è escluso che faccia la fine della Libia o della Siria, è assai probabile che dovrà rassegnarsi a perdere il suo status di potenza regionale e obtorto collo sottomettersi ai diktat dei nuovi padroni sionisti. La Cina, che ha fatto grandi investimenti in Iran, pagherà un alto prezzo economico, mentre il prezzo geopolitico più salato lo pagherà la Russia, che dopo la perdita della Siria assisterà impotente all’indebolimento di un altro suo alleato strategico in Medio Oriente.
Le dichiarazioni di Macron sulla volontà di difendere Israele, soprattutto dopo avere espresso, nelle settimane precedenti, la volontà di sanzionare Israele per la questione del genocidio palestinese, rappresenta il livello di credibilità di questi personaggi, che non sono assolutamente credibili, dimostrando, al contrario, di essere totalmente sottomessi alle caste della mafia ebraica e di mentire , come sulle sanzioni, per cavalcare l’opinione pubblica francese, e per paura dei finanziamenti sauditi in relazione ad alcuni ambiti di cooperazione.
Buco nell’acqua di questi personaggi,ex cominci e ballerini come Zelensky, che oramai hanno fatto il loro corso politico e sono destinati al tramonto, oltre che legati semplicemente ai propri interessi personali.
A parte ciò, gravissimo l’attacco di Israele all’Iran, ultimo atto di un gruppo criminale, che imperversa ormai impunito sul globo terrestre. L’apertura di questo nuovo fronte è anche un escamotage per sviare l’opinione pubblica mondiale dal genocidio,e dal momento che i responsabili, come della stessa specie di Pol Pot,cercano di offuscare il loro livello di criminalità genocida, cercando protezione internazionale tra “gli amici di Israele”. Se ci facciamo caso, proprio nelle ultime ore, cominciano ad uscire dall’ombra con le solite frasi “mantra” : “Israele ha il diritto di difendersi”. Alla comicità borghese non c’è fine.
È da vedere, inoltre, il ruolo di alcuni Paesi arabi, come l’Arabia Saudita, che sembra essersi staccata dall’orbita USA, ma che potrebbe ancora giocare un ruolo doppio e, sottobanco, aiutare i sionisti,ma tace per paura di ritorsioni iraniane ed essere riportata all’epoca pre-petrolifera.
Gli ultimi attacchi iraniani , sulle città israeliane , sono andati
in buona parte a segno !
Qual è la notizia ? O meglio , quali sono le notizie ?
La prima è che il tanto osannato sistema Iron Dome non è così infallibile , come lo propagandano i soliti media occidentali . La seconda è che , sempre i soliti media occidentali , hanno fatto passare questa notizia sotto silenzio , sbattendo , però , in prima pagina l’attacco degli aerei di Tel Aviv , precisi , rapidi ed invisibili , nonché , le meraviglie del Mossad , che avrebbe nascosto magicamente i droni nei territori iraniani (neanche Harry Potter avrebbe saputo fare di meglio ! ) facendoli balzare fuori al segnale convenuto ed al momento giusto , con un tempismo da manuale , per annebbiare i radar di Teheran , ed altre bazzecole , quisquiglie e pinzillacchere ( come diceva il grande Totò ) del genere , lautamente narrate .
Se i soliti giornalisti occidentali , servi di Washington , continueranno così , fra non molto sui loro giornali le uniche cose attendibili e degne di attenzione saranno i tanto derisi e sbeffeggiati oroscopi .