di Luigi Cortese
L’operazione “Midnight Hammer”, lanciata dagli Stati Uniti contro i siti nucleari iraniani nella notte tra il 21 e il 22 giugno, segna un nuovo, gravissimo capitolo nella strategia imperialista occidentale. Le bombe americane, cadute su Fordow, Natanz e Isfahan, hanno fatto tremare il Medio Oriente. E mentre l’Iran promette vendetta e il mondo trattiene il fiato, l’Italia resta in silenzio, supinamente allineata a Washington.
L’attacco e le sue conseguenze
Secondo fonti militari americane, si tratta del più grande raid mai compiuto da B‑2 Stealth bombers, con l’uso di bombe anti-bunker GBU‑57 e missili Tomahawk. Il segretario alla Difesa USA ha parlato di un “attacco chirurgico e necessario”. Donald Trump, che ha ripreso le redini della politica estera americana con il consueto stile aggressivo, ha definito l’operazione un “successo storico”.
Ma è davvero così? In realtà, l’Iran – già da tempo bersaglio di operazioni di sabotaggio e incursioni israeliane – è stato colpito nel cuore della sua infrastruttura civile e scientifica. I danni collaterali e le vittime civili non sono ancora stati pienamente accertati, ma le prime immagini da Teheran e Isfahan mostrano l’entità dell’impatto. La tensione è alle stelle: lo Stretto di Hormuz potrebbe essere chiuso, con gravi conseguenze sull’approvvigionamento energetico globale.
Israele: il burattinaio nell’ombra
Dietro l’offensiva americana si muove, con perfetta sincronia, la regia di Israele. Già prima del raid, operazioni del Mossad avevano colpito strutture militari iraniane, preparando il terreno per l’attacco statunitense. L’alleanza strategica tra Washington e Tel Aviv si conferma così come una macchina da guerra perfettamente oliata, pronta a colpire chiunque ostacoli i propri interessi regionali.
L’Iran è nel mirino non perché rappresenti una minaccia reale, ma perché continua a sostenere la resistenza palestinese, i diritti dei popoli arabi e una visione multipolare del mondo. Per questo deve essere isolato, punito, annientato.
L’Italia assente: quando la sovranità è un miraggio
Di fronte a un’aggressione militare che mette a rischio l’intero equilibrio internazionale, il governo italiano tace. Nessuna condanna. Nessuna dichiarazione autonoma. Nessun gesto simbolico. Solo un silenzio che sa di complicità. L’Italia si conferma così nazione vassalla, priva di autonomia, soggetta totalmente ai diktat di Washington e della NATO.
Le basi americane disseminate sul nostro territorio – da Aviano a Sigonella – non sono strumenti di difesa, ma piattaforme di attacco, usate per lanciare guerre che nulla hanno a che fare con gli interessi del popolo italiano. La NATO, che dovrebbe garantire sicurezza, si rivela ancora una volta un cappio al collo, un sistema che trascina l’Italia dentro conflitti costruiti da altri, per altri.
Un futuro da riscrivere
Quello che è accaduto in Iran non può e non deve passare sotto silenzio. Serve una presa di coscienza popolare e politica. Serve dire con forza che non in nostro nome si bombarda un popolo sovrano. Serve spezzare le catene dell’atlantismo e riaffermare il principio di sovranità nazionale.
Il popolo italiano ha già pagato il prezzo di guerre che non gli appartengono. Oggi, più che mai, è necessario costruire un fronte di resistenza contro l’imperialismo americano e israeliano, contro l’asservimento politico e militare, contro ogni nuova guerra mascherata da missione di pace.
Fuori l’Italia dalla NATO. Basta complicità. Pace, sovranità, libertà.