di Gloria Callarelli

Recentemente anche l’Abruzzo si è schierato contro la legge sul fine vita. Il voto contrario espresso dalla maggioranza resta certamente un punto di partenza, ma attenzione perché da un punto di vista politico rischia di nascondere un tranello: non emerge, infatti, con forza il dato di coscienza che permetterebbe di porre davvero un argine alla deriva valoriale che alcune lobby e gruppi stanno cercando di imporre in Italia ma la solita politica, nascondendosi dietro al dato tecnico per cui non è la Regione a doversi pronunciare su questo tema ma il governo, tiene la finestra aperta alla possibilità che si possa decidere anche favorevolmente su questo tema. Il punto infatti è questo: l’importante alla fine, dicono gli addetti ai lavori e politici vari, è che si legiferi a livello nazionale. Capite? Non che questa legge non debba passare minimamente.

Sul punto abbiamo raccolto la nota del consigliere regionale dell’Abruzzo Gianpaolo Lugini, voce fuori dal coro: “La linea che è stata adottata dalla maggioranza richiama alle competenze della Regione. Ci tengo a dire che io avrei spesso un voto contrario comunque e che anzi sono assolutamente contrario anche qualora dovesse farsi una legge a livello nazionale: il mio resta un voto di coscienza in quanto cattolico, poichè ritengo che la vita ci sia stata donata e non è una proprietà dell’essere umano. Sono dunque assolutamente contrario ad ogni interruzione di vita”. Lugini resta una preziosa eccezione, una voce che grida nel deserto.

Il governo, infatti, discuterà sul fine vita già questa estate, nel silenzio di quasi tutti i politici, in particolare di un centrodestra sempre più complice e colpevole. I primi confronti vi sono già stati. Il solo fatto di aprire ad un disegno di legge è sintomatico: alla fine, dopo tutte le gincane regionali, dopo tutti i teatri dei vari politicanti, vedrete che il governo metterà il timbro sull’argomento mortifero. Quella è la strada che i governi occidentali battono, che siano di destra o di sinistra. Resta la mano di Dio, ancora una volta, a poter fermare il tutto.

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