di Mattia Taricco

Apprendiamo da alcuni giornali statunitensi non allineati che la narrativa sulla guerra non è proprio quella che ci hanno raccontato. Si parla di un esercito ucraino sempre più a corto di uomini, una controffensiva che non va per niente bene e di un numero così alto di soldati che hanno ricevuto amputazioni da raggiungere quasi i numeri della prima guerra mondiale. Viene riportato: “Si stima che decine di migliaia abbiano perso uno o più arti dall’inizio della guerra, un bilancio mai visto nei recenti conflitti armati in Occidente”.

Secondo l’ente di beneficenza “Healt of the Ukrainian people” sarebbero circa 200.000 i soldati ucraini gravemente feriti, un costo umano gravissimo che la nazione si porterà avanti per decenni. Il calcolo si basa su vari fattori, tra cui stime di aziende di protesi, enti umanitari e medici, ma il governo di Kiev tiene segreti questi dati poiché “non va demoralizzata la popolazione”. Il numero di amputazioni risulta spaventosamente alto considerando che è quasi uguale a quello dei soldati della prima guerra mondiale, considerando anche che ai tempi questa pratica medica era l’unica disponibile per prevenire la morte. Perdipiù la tanto elogiata controffensiva non sta andando per nulla bene, riferisce il New York Times: “La controffensiva proseguita molto lentamente e con pesanti perdite, a causa dei campi minati, del fuoco di artiglieria russa e degli attacchi di droni.” Inoltre dando un occhiata ad alcuni video che girano su Telegram viene il sospetto che molti ucraini vengano arruolati forzatamente, con pesanti ricatti e minacce.

La responsabilità di questo disastro umano è da attribuire completamente al presidente Zelensky, che ha sempre rifiutato qualsiasi forma di dialogo o di mediazione per proseguire nella guerra della Nato. La storia ci darà ragione.

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